Presentazione
Durata
dal 25 Novembre 2025 al 31 Agosto 2026
Descrizione del progetto
Ogni anno, il 25 novembre, scuole, istituzioni e piazze si riempiono di scarpe rosse, commemorazioni e manifestazioni legate alla Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne.
Questa celebrazione, istituita dalle Nazioni Unite nel 1999, nasce per ricordare che la violenza di genere non è un fatto privato, ma una questione pubblica e culturale, che investe in pieno la società.
Parlare di violenza contro le donne a scuola non è solo un dovere civile, ma una forma di alfabetizzazione emotiva e culturale: insegnare a nominare la disparità, a riconoscerla nei gesti e nel linguaggio, a decostruirla nei modelli quotidiani.
Le scarpe rosse
Tra i segni che negli anni hanno assunto un valore universale, le scarpe rosse sono diventate il simbolo più potente contro la violenza di genere. L’idea nasce nel 2009 dall’artista messicana Elina Chauvet, che a Ciudad Juárez – una città segnata da centinaia di femminicidi impuniti – dispose, per la prima volta, decine di paia di scarpe rosse lungo una piazza. Ogni paio rappresentava una donna uccisa, una vita spezzata, un’assenza resa visibile attraverso il colore della denuncia e della memoria. Da allora l’opera Zapatos Rojos è diventata un linguaggio collettivo, replicato in tutto il mondo: un modo per dire che la violenza non è solo un dato di cronaca, ma una ferita sociale che ci riguarda tutti.
Le scarpe, oggetto quotidiano, diventano così un’assenza che parla: raccontano chi non può più camminare, chi non è mai arrivata a destinazione, chi ha perso la libertà di scegliere la propria strada.
Le scarpe rosse e le panchine rosse, simboli di questa giornata, ci insegnano che la memoria è un atto commemorativo e di consapevolezza civile.
Le sorelle Mirabal
La data del 25 novembre è stata scelta per ricordare il sacrificio delle sorelle Mirabal, tre donne dominicane – Patria, Minerva e María Teresa – assassinate nel 1960 dal regime del dittatore Rafael Trujillo. Il loro “reato” è stato quello di opporsi alla dittatura, fondando un movimento clandestino per la libertà del proprio Paese. Le chiamavano le “Mariposas”, farfalle, per la loro capacità di resistere e di volare oltre la paura. Da allora, il loro nome è diventato il simbolo di una resistenza femminile che non usa la forza, ma la parola, la solidarietà e il coraggio di combattere per i propri ideali e il proprio Paese.
Nel 1981, durante il primo Incontro Internazionale Femminista latinoamericano a Bogotá, il 25 novembre fu scelto come giorno di mobilitazione contro la violenza di genere. Nel 1999, le Nazioni Unite lo hanno riconosciuto ufficialmente come Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Ricordare questa storia a scuola significa restituire senso e profondità a una data che rischia di ridursi a rito. Le sorelle Mirabal non rappresentano solo il coraggio femminile, ma l’idea stessa di cittadinanza attiva: la possibilità di opporsi all’ingiustizia, di scegliere la libertà, di fare della dignità un atto politico.
La nostra scuola
Messaggio del Ministro dell’ istruzione e del merito – 2025
Obiettivi
Educare alla consapevolezza.